Esperienze di scrittura e lettura. Un blog sulla letteratura, sulla storia, sulla fotografia. A cura di Stefano Mannucci.
venerdì 26 gennaio 2018
Quel giorno di fine gennaio
C'erano dieci gradi sotto zero,
quel giorno di fine gennaio.
Camminavo con mia moglie al fianco
e mio figlio morto in collo.
Intorno,
uomini di pelle ed ossa,
dalla fatica,
crollavano al suolo.
Una bambina correva
ad abbracciare la madre,
ma la guardia
mirò al suo cuore,
e la neve bevve
il suo sangue.
E la neve coprì
il suo corpo inerme.
Persone senza nome
eravamo,
un numero tatuato
sulla pelle del braccio,
cicatrice
che riportava alla realtà
in quel dannato viaggio.
Gli occhi persi
in un cielo spento,
tagliato
dal filo spinato.
Fragili ombre -
a tremare nel gelo -
eravamo,
come petali di fiore
piegati nel vento.
E dalle nuvole
comparvero i camini.
Si rabbuiarono
i nostri volti chini.
Dagli occhi chiusi
uscirono lacrime.
Batteva impazzito
il cuore esangue.
Ci mettemmo in fila,
il nostro turno
aspettando,
e nelle bocche
bestemmie e preghiere
mormorando.
Entrai,
salutando mia moglie,
e non rividi più
la neve
tingersi d'azzurro
all'orizzonte.
Tratto dalla raccolta di poesie D'AMORE E DI RABBIA IN UN TEMPO DI GUERRA
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mercoledì 24 gennaio 2018
D'amore e di rabbia in un tempo di guerra
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L'uomo che dovevo uccidere - Frammento #4
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martedì 23 gennaio 2018
Il fiore purpureo dell'amore
Tratta dalla raccolta
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L'uomo che dovevo uccidere - Frammento #3
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L'uomo che dovevo uccidere - Frammento #2
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Un inverno gelido dopo un autunno caldo - Incipit
Sembra
Il vento di dicembre agitava le luminarie che - ancora spente - erano appese agli angoli dei palazzi e fluttuavano nella nebbia che si alzava come ogni sera nelle strade.
I lampioni stentavano ancora ad accendersi, brillando a sprazzi intermittenti.
Una volta accesi, le loro luci avrebbero irradiato i rami secchi degli alberi, le cui ombre avrebbero danzato come mani scheletriche sul selciato e sui corpi dei passanti.
Un foglio del giornale della mattina - con le sue parole rese ormai vecchie dalle ore appena trascorse - rotolava abbandonato ed inutile sul grigiore del lastricato.
Un bambino giocava sul bordo del marciapiede, inseguito dalle urla materne che gli intimavano di fare attenzione a non toccare con le mani le foglie di ortica che selvagge crescevano sulle mura.
I palazzi erano silenziosi, resi neri dallo smog che denso formava una coltre che oltre non si riusciva a guardare.
Un nuovo Natale stava arrivando.
Era ormai giunto alle porte.
Ma quella donna - che camminava incupita nel silenzio dei suoi pensieri, il volto abbassato verso terra come se sentisse sul capo tutto il peso di quel cielo ferito dal giorno morente - sembrava ancora non accorgersene né felicitarsene.
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Un inverno gelido dopo un autunno caldo
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