martedì 23 gennaio 2018

Un inverno gelido dopo un autunno caldo - Incipit



Sembrava quasi che il cielo si contorcesse su se stesso - come la pelle di un vecchio nel letto del suo sconforto -, tanti erano i graffi dal colore della ruggine che si aprivano all'orizzonte sopra i tetti della città.
Il vento di dicembre agitava le luminarie che - ancora spente - erano appese agli angoli dei palazzi e fluttuavano nella nebbia che si alzava come ogni sera nelle strade.
I lampioni stentavano ancora ad accendersi, brillando a sprazzi intermittenti.
Una volta accesi, le loro luci avrebbero irradiato i rami secchi degli alberi, le cui ombre avrebbero danzato come mani scheletriche sul selciato e sui corpi dei passanti.
Un foglio del giornale della mattina - con le sue parole rese ormai vecchie dalle ore appena trascorse - rotolava abbandonato ed inutile sul grigiore del lastricato.
Un bambino giocava sul bordo del marciapiede, inseguito dalle urla materne che gli intimavano di fare attenzione a non toccare con le mani le foglie di ortica che selvagge crescevano sulle mura.
I palazzi erano silenziosi, resi neri dallo smog che denso formava una coltre che oltre non si riusciva a guardare.
Un nuovo Natale stava arrivando.
Era ormai giunto alle porte. 
Ma quella donna - che camminava incupita nel silenzio dei suoi pensieri, il volto abbassato verso terra come se sentisse sul capo tutto il peso di quel cielo ferito dal giorno morente - sembrava ancora non accorgersene né felicitarsene.


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