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domenica 30 giugno 2019

La polisemia delle atrocità. Frammento #5




Esistono momenti nella vita in cui sorge imperativo il bisogno di ribellarsi e disobbedire ad un ordine ricevuto che la nostra coscienza ritiene profondamente ingiusto e contrario a qualsiasi principio umanitario. 
Perché anche il solo obbedire ad un ordine che viola l'umanità ci rende colpevoli e responsabili del crimine stesso.
Il nostro non disobbedire all'ordine ricevuto ci rende a tal punto complici di chi quell'ordine lo ha impartito. 
Soltanto la disobbedienza può assolvere un'anima altrimenti condannata dalla sua ignavia.



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venerdì 3 maggio 2019

Il giorno in cui sarei dovuto morire



STEFANO MANNUCCI

IL GIORNO IN CUI 
SAREI DOVUTO MORIRE


SINOSSI

Una fredda mattina d'inverno. La neve ed il silenzio avvolge la città. Un fumo nero si leva da un appartamento in fiamme a velare il cielo grigio. Un uomo ed una donna escono da un palazzo. Hanno poco tempo a disposizione. I sicari commissionati di ucciderli sono ormai sui loro passi. E presto il loro cammino sarà disseminato di cadaveri e pericoli. Una fuga senza tregua, senza respiro, in un giorno in cui le ore scorrono lente ed inquiete ed ogni minuto è prezioso per la salvezza della propria vita. E sarà soltanto in un'alba tragica che il destino rivelerà il piano che aveva predisposto per loro.

Seguito de L'uomo che dovevo uccidere, Il giorno in cui sarei dovuto morire è il secondo episodio di una trilogia noir il cui protagonista è l'assassino di professione Jack Settano.


INCIPIT

Il giorno in cui sarei dovuto morire, l'argentea luce di una plumbea mattina invernale scivolava attraverso le mura dei palazzi per adagiarsi come un tenue velo di malinconia sopra le strade innevate che in silenzio percorrevamo.




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domenica 9 dicembre 2018



La memoria del nostro amore


La memoria del nostro amore
non è una reliquia
sopra cui lasciar adagiare 
la polvere del tempo.
La memoria del nostro amore
non è un oggetto donato
da conservare dentro le teche
dietro le vetrine.
La memoria del nostro amore
non è una fotografia sbiadita
in una cornice opaca
da osservare nel giorno
di anniversari andati.
La memoria del nostro amore
non è una canzone
che il vento porta fino a noi
lasciandola struggente echeggiare
nei nostri affranti cuori.
La memoria del nostro amore
sono le nostre tristi mani
che - graffiando le lenzuola -
cercano l'altrui petto 
nel letto vuoto.
La memoria del nostro amore
sono le nostre labbra 
che avide di baci
assaporano l'altrui pelle.
La memoria del nostro amore
sono i nostri corpi 
che si desiderano 
nonostante gli anni trascorsi
ed i destini avversi.
La memoria del nostro amore
sono i nostri cuori 
che all'unisono battono
nonostante le distanze a separarli.
La memoria del nostro amore
sono le nostre immense solitudini
che implorano nuove notti 
da vivere assieme.



Roma, Dicembre 1999




Tratta dalla raccolta 



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giovedì 8 novembre 2018

La polisemia delle atrocità. Frammento #4


Nel rifiuto di voler pubblicare fotografie ritraenti atrocità di guerre lontane dalla propria terra, quanto c'è in esso il decoro per una vita altrui e quanto invece soltanto la strenua difesa della propria serenità altrimenti da esse scalfita?
Si vuol vietare la diffusione di un'immagine violenta perché essa viola la dignità della persona ritratta, o soltanto perché essa infrange la barriera di cristallo dentro cui vogliamo difendere la serenità della nostra vita al sicuro dai cannoni?
Ci ferisce ciò che quella immagine rappresenta, o a volte porgiamo difese ad essa soltanto perché essa non turbi la nostra incolume quiete?
È vera pietà per i morti la nostra, o soltanto opportuna difesa per chi resta vivo e lontano da quelle atrocità?
Come se il non voler vedere, il non voler mostrare simili morti potesse rendere il dolore delle guerre lontano dalle proprie vite.
Come se il voler negare simili atrocità volesse affermare l'esistenza di un mondo migliore anche quando esso non esiste affatto.
Ma allorquando si decida di negare la visione di simili atrocità, per quanto poi si voglia gridare la propria assoluzione di fronte ai conflitti in atto, la nostra indifferenza farà sì che saremo sempre anche noi coinvolti, e se non come efferati perpetratori, lo saremo come occulti censori o come silenti spettatori.





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La polisemia delle atrocità. Frammento #2





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venerdì 4 maggio 2018

Vorrei sfiorare la tua esistenza



Vorrei sfiorare la tua esistenza


Vorrei sfiorare 
la tua esistenza
anche soltanto 
per un attimo 
da rendere eterno 
in un ricordo 
laccato 
di nostalgia.


Roma, Marzo 1999



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mercoledì 7 marzo 2018

La polisemia delle atrocità. Frammento #1



LA POLISEMIA DELLE ATROCITÀ


MEMORIE DI UN FOTOGRAFO IN GUERRA



Una grigia città di frontiera. In una terra straniera si affrontano due eserciti contrapposti. Un ammasso di macerie a delimitare la linea di confine. Partito con una macchina fotografica - ereditata dopo la morte del padre - un uomo si trova arruolato a combattere una guerra che non ha mai sentito sua. Assegnato alle squadre fotografiche - con il compito di narrare e documentare la guerra secondo l'ottica ufficiale - l'uomo trascorre i suoi giorni ad aggirarsi nella città, nell'attesa che giunga il nemico ed inizi la battaglia. E la guerra giorno dopo giorno si insidia nelle vite di civili e soldati fino ad irrompere in tutta la sua tragica furia. Un romanzo sui destini delle persone durante i conflitti. Una riflessione sulle atrocità che la guerra genera e sui rapporti dell'uomo - e della fotografia - verso di esse.

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sabato 17 febbraio 2018

La polisemia delle atrocità. Memorie di un fotografo in guerra



LA POLISEMIA DELLE ATROCITÀ


MEMORIE DI UN FOTOGRAFO IN GUERRA



Una grigia città di frontiera. In una terra straniera si affrontano due eserciti contrapposti. Un ammasso di macerie a delimitare la linea di confine. Partito con una macchina fotografica - ereditata dopo la morte del padre - un uomo si trova arruolato a combattere una guerra che non ha mai sentito sua. Assegnato alle squadre fotografiche - con il compito di narrare e documentare la guerra secondo l'ottica ufficiale - l'uomo trascorre i suoi giorni ad aggirarsi nella città, nell'attesa che giunga il nemico ed inizi la battaglia. E la guerra giorno dopo giorno si insidia nelle vite di civili e soldati fino ad irrompere in tutta la sua tragica furia. Un romanzo sui destini delle persone durante i conflitti. Una riflessione sulle atrocità che la guerra genera e sui rapporti dell'uomo - e della fotografia - verso di esse.

Incipit:

Quando mio padre morì, ereditai un cappotto scuro e la sua vecchia macchina fotografica.
E quello fu tutto ciò che portai con me, il giorno in cui partii per la guerra.



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venerdì 26 gennaio 2018

Quel giorno di fine gennaio



 
C'erano dieci gradi sotto zero,
quel giorno di fine gennaio.
Camminavo con mia moglie al fianco
e mio figlio morto in collo.
Intorno,
uomini di pelle ed ossa,
dalla fatica,
crollavano al suolo.
Una bambina correva
ad abbracciare la madre,
ma la guardia
mirò al suo cuore,
e la neve bevve
il suo sangue.
E la neve coprì
il suo corpo inerme.


Persone senza nome
eravamo,
un numero tatuato
sulla pelle del braccio,
cicatrice
che riportava alla realtà
in quel dannato viaggio.
Gli occhi persi
in un cielo spento,
tagliato
dal filo spinato.
Fragili ombre -
a tremare nel gelo -
eravamo,
come petali di fiore
piegati nel vento.


E dalle nuvole
comparvero i camini.
Si rabbuiarono
i nostri volti chini.
Dagli occhi chiusi
uscirono lacrime.
Batteva impazzito
il cuore esangue.
Ci mettemmo in fila,
il nostro turno
aspettando,
e nelle bocche
bestemmie e preghiere
mormorando.
Entrai,
salutando mia moglie,
e non rividi più
la neve
tingersi d'azzurro
all'orizzonte.



Tratto dalla raccolta di poesie D'AMORE E DI RABBIA IN UN TEMPO DI GUERRA


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Anima ribelle


Tratto dalla raccolta di poesie D'AMORE E DI RABBIA IN UN TEMPO DI GUERRA


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